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Scuola Emiliana del XVIII secolo - Emilian School of the 18th century
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Scuola Emiliana del XVIII secolo - Emilian School of the 18th century
Mosè salvato dalle acque
Olio su tela
Moses saved by the waters
Oil on canvas 85 x 97 cm
Conservato in bella cornice d'epoca. L'episodio biblico è ambientato in una vallata, solcata da un fiume e chiusa all'orizzonte da colline ammantate dalla foschia. L'ispirazione paesaggistica si può definire come la rivisitazione arcadica, addolcita e favolistica, degli esempi romani di Gaspard Dughet, prima, e di Jan Frans Van Bloemen, poi, e che trova analogie con la produzione di Andrea Localetti e Paolo Anesi. L'impianto coloristico freddo e cristallino riporta alla scuola bolognese e alle sue espressioni paesaggistiche che hanno come interprete principale, tra Sei e Settecento, il napoletano Nunzio Ferrajuoli degli Afflitti. Giunto in giovane età nella città felsinea, egli coniuga la sua origine stilistica legata a Salvator Rosa con la tradizione classicheggiante bolognese. Grazie a questa sapiente osmosi ha realizzato piacevoli vedute boschive costellate da resti antichi o casali, dall'intonazione crepuscolare, dipinte con la precisone nordica, tanto amata dai sui committenti bolognesi. Alla sua scuola si formano Carlo Lodi e Bernardo Minozzi i quali continuano la lezione del maestro accentuando il gusto "rocaille", con uno stile elegante coniugato al colorito tenue e accattivante. Allievo del Lodi, infine, troviamo Vincenzo Martinelli, paesaggista di consumata abilità che muta stile col passar del tempo. Passa dai contrasti luministici del primo periodo ad ampie vedute irradiate di luce, infine, dopo una parentesi neoclassicista in cui dipinge vedute agresti con tempietti e statue, traghetta la pittura di paesaggio bolognese dal Settecento all'Ottocento, quindi alla visione romantica della natura.
Mosè salvato dalle acque
Olio su tela
Moses saved by the waters
Oil on canvas 85 x 97 cm
Conservato in bella cornice d'epoca. L'episodio biblico è ambientato in una vallata, solcata da un fiume e chiusa all'orizzonte da colline ammantate dalla foschia. L'ispirazione paesaggistica si può definire come la rivisitazione arcadica, addolcita e favolistica, degli esempi romani di Gaspard Dughet, prima, e di Jan Frans Van Bloemen, poi, e che trova analogie con la produzione di Andrea Localetti e Paolo Anesi. L'impianto coloristico freddo e cristallino riporta alla scuola bolognese e alle sue espressioni paesaggistiche che hanno come interprete principale, tra Sei e Settecento, il napoletano Nunzio Ferrajuoli degli Afflitti. Giunto in giovane età nella città felsinea, egli coniuga la sua origine stilistica legata a Salvator Rosa con la tradizione classicheggiante bolognese. Grazie a questa sapiente osmosi ha realizzato piacevoli vedute boschive costellate da resti antichi o casali, dall'intonazione crepuscolare, dipinte con la precisone nordica, tanto amata dai sui committenti bolognesi. Alla sua scuola si formano Carlo Lodi e Bernardo Minozzi i quali continuano la lezione del maestro accentuando il gusto "rocaille", con uno stile elegante coniugato al colorito tenue e accattivante. Allievo del Lodi, infine, troviamo Vincenzo Martinelli, paesaggista di consumata abilità che muta stile col passar del tempo. Passa dai contrasti luministici del primo periodo ad ampie vedute irradiate di luce, infine, dopo una parentesi neoclassicista in cui dipinge vedute agresti con tempietti e statue, traghetta la pittura di paesaggio bolognese dal Settecento all'Ottocento, quindi alla visione romantica della natura.